venerdì 12 ottobre 2012

Fight Club




Crudele, spietato ed incredibilmente vero

Fight Club è stato il mio primo approccio con Palahniuk e, onestamente, ci ho messo un po’ di tempo per entrare nel libro e nello stile dell’autore. Chuck Palahniuk, infatti, ha uno stile particolare, pressoché unico: attraverso l’abuso di punti fermi, le ripetizioni ridondanti che diventano slogan e le espressioni forti, trasmette al lettore la cruda realtà che vuole descrivere. Fight Clubè un libro di denuncia nei confronti della società attuale la quale, mediante materialismo, classismo e consumismo, aliena l’uomo evidenziando la sua inutilità dinnanzi al mondo. I personaggi sono portati all’eccesso ergo, non sono propriamente reali. Il protagonista di Fight Club, nonché voce narrante dell’intero romanzo, è anonimo. Apparentemente ha una vita serena e tranquilla, in realtà è fortemente turbato, convive con l’insonnia e trova appagamento solo frequentando sedute di sostegno per malati terminali, durante le quali incontrerà Maria, LA donna dell’intero libro. Il turning point si ha con l’incontro con Tyler Durden: anarchico, nichilista, il cui unico obiettivo è ribellarsi alle convenzioni che la società odierna impone. Insieme fondano il Fight Club in uno scantinato di un bar, all’interno del quale la gente potrà combattere fino allo sfinimento. Punto cardine del Fight Club è che non si combatte contro l’altro ma contro tutto ciò che circonda i personaggi, opprimendoli e legandoli a dogmi che non li rappresentano. E’ un libro crudo, spietato, che in certi punti procura una sorta di male fisico al lettore (più volte ho dovuto interrompere la lettura per qualche secondo a causa di un peso a livello dello sterno e di un leggero formicolio lungo tutto il corpo). Nonostante questo (o, forse, proprio per questo), lo ritengo uno dei migliori libri letti fino ad ora.

Nessun commento:

Posta un commento